Nel
liceo Colombini di Piacenza alcuni studenti si sono ritrovati alla
prese con una conferenza di Massimo Gandolfini, portavoce del Family
Day, proposta dalla loro insegnante di religione. Ad alcuni di loro la
cosa non è andata giù, e hanno contattato sia noi che alcuni
giornalisti, che gli hanno dedicato ampio spazio.
Qui di seguito condividiamo il nostro comunicato stampa, che purtroppo è stato ripreso solo da pochi media locali.
A
seguito della conferenza di Massimo Gandolfini proposta da
un'insegnante del Liceo Colombini di Piacenza, anche la nostra
associazione è stata contattata da diversi studenti contrariati da
questa iniziativa, tanto per l'approccio quanto per il contenuto. E da
parte nostra abbiamo contattato la Vicepreside per farglielo presente e
per esprimere il nostro parere. Sicuramente è legittimo che
un'insegnante di religione esprima il suo punto di vista, e che
eventualmente esprima la sua disapprovazione, su determinati argomenti.
Quello che ci sembra scorretto è che, per sostenere la sua tesi,
utilizzi del materiale che è stato ufficialmente sconfessato dall'Ordine
degli Psicologi e da praticamente tutta la comunità scientifica
propriamente detta. La cosiddetta "ideologia gender" è stata elaborata
ad arte, sovrapponendo e confondendo in maniera impropria una serie di
nozioni e di concetti provenienti da vari ambiti accademici. Il tutto
per giustificare quei pregiudizi e quegli atteggiamenti omofobi che,
fondamentalmente, sono funzionali all'affermazione di alcuni principi
ormai superati (inferiorità della donna, emarginazione delle minoranze,
condanna dell'emancipazione sessuale e dell'autodeterminazione del
corpo, repressione delle nuove variabili sociali) da cui traggono forza
quelle gerarchie sociali, politiche e culturali che hanno tutto
l'interesse a mantenere l'Italia in uno stato di Medioevo forzato, per
conservare determinati equilibri di potere. Portare cose come
"l'ideologia gender" in una scuola pubblica, legittimandole al pari di
una qualsiasi altra teoria scientifica, oltre che scorretto ci sembra
anche pericoloso, soprattutto in mancanza di un contraddittorio e di
un'adeguata formazione degli studenti in materia di educazione sessuale e
sentimentale, come avviene in tutti i paesi del mondo occidentale.
Vorremmo inoltre ricordare che, mentre le conferenze di Massimo
Gandolfini possono essere inserite senza particolari problemi, qualche
anno fa la proposta di un semplice questionario per conoscere la
percezione dell'omofobia nelle scuole superiori di Piacenza è stata
stroncata sul nascere, mentre un recente sondaggio condotto dal sito skuola.net su
4000 studenti conferma, tra le altre cose, che in Italia un terzo degli
intervistati dice di non aver mai parlato di omosessualità a scuola e
un settimo denuncia che, quando se ne è parlato, i propri professori
l'hanno definita una "malattia". Uno studente su cinque dice che non
rivelerebbe mai la sua omosessualità e un terzo denuncia casi di
omofobia da parte di docenti e coetanei in ambiente scolastico, e
sicuramente in questo contesto proporre una conferenza di Massimo
Gandolfini non aiuta. Detto questo siamo a disposizione del Liceo
Colombini e di qualunque Istituto senta la necessità di consultarci per
affrontare certi argomenti in maniera più equilibrata, mettendo a
disposizione anche la competenza degli psicologi e dei professionisti
qualificati che collaborano con noi ormai da diversi anni.
Ovviamente
ci teniamo a congratularci con tutti quegli studenti che non hanno
accettato passivamente la proiezione della conferenza di Massimo
Gandolfini.